AUGURI,
AUGURI...
Questa figura era tuttavia già nota alla cultura etrusca, come dimostra la Tomba degli auguri a Tarquinia, e a quella greca. Nel periodo arcaico c'erano due tipi di auguri: gli auguria privata, sulla cui base si prendevano alcune decisioni all'interno della famiglia, e gli auguria publica[1] per l'ambito pubblico. Di quest'ultimo tipo esistevano più auguri, che costituivano un collegium (tre auguri, che divennero 15 da Silla in poi), in genere consultato dal magistrato prima di ogni importante atto pubblico. Dalla nascita della Repubblica (509 a.C.) e fino alla fine del IV secolo a.C. solo i patrizi poterono far parte di questo collegio, mentre dal 300 a.C. vi ebbero accesso anche i plebei.
Il compito degli auguri era quello di trarre auspicia dall'osservazione del volo, del comportamento e del verso degli uccelli per capire se gli dèi approvavano o no l'agire umano sia nell'ambito pubblico che in quello privato, sia in pace che in guerra. L'augure non doveva predire quale fosse la cosa migliore da fare, ma solo se un qualcosa su cui si era già deciso incontrasse o meno l'approvazione divina.
L'arte
degli auguri era chiamata augùrio o auspìcio.
Questo
é per quanto riguarda il mondo in cui viviamo, siccome noi siamo
stati lavati nel Sangue dell'Agnello, augurare qualcosa al nostro
prossimo, é idolatria, tutto ció che un Cristiano deve fare, deve
metterlo ai piedi del Signore nella preghiera, e far si che Lui nella
Sua volontá ci dona tutto cio che il nostro cuore desidera, se noi
mettiamo Gesú davanti la nostra vita e Lui é ha primo posto nella
nostra vita, Lui ci fará liberi.
Il
giorno del domani non appartiene a noi, esso é il domani, la
Scrittura ci dice in Matteo 6:30:” Ora se Dio
veste in questa maniera l'erba dei campi che oggi è, e domani è
gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca
fede?
“ l'augurio per noi é stato tramutato in FEDE, fede nella potenza
di Dio.
Qui,
Gesú parla della certezza
dell'esser vestiti, e non già della ricchezza
del vestiario, in guisa che la promessa si adempie anche in favore di
quelli che sono vestiti rozzamente. L'espressione di
poca fede,
che Gesù usa in varie occasioni, applicandola ai suoi discepoli, è
un dolce rimprovero diretto contro quello spirito d'incredulità che
si trova spesso anche nei migliori cristiani. ed un incitamento a
scacciarlo via dalla nostra vita.
Non
siamo dunque ansiosi del domani o avere paura del domani, e quindi un
augurio ci potrebbe far sentire piú sicuri, sempre in Matteo 6 al
verso 34 leggiamo:”Non
siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà
di sé stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.”
Per
finire il concetto, Leggiamo in Matteo13:22 quanto segue:”
Quello
che ha ricevuto il seme tra le spine è colui che ode la parola; poi
gli impegni mondani e l'inganno delle ricchezze soffocano la parola
che rimane infruttuosa” .L'innocenza
delle occupazioni secolari è l'argomento del quale gioiscono gli
uomini, per scusare l'eccessiva attenzione ch'essi danno loro; e così
accade che la sollecitudine di questo secolo, l'inganno delle
ricchezze, ed i piaceri di questa vita, silenziosamente ma
sicuramente affogano la parola: e la rendono infruttuosa.
È questo il termine triste a cui perviene chi prova a servire due
padroni; egli disprezza Iddio, vero proprietario e padrone delle
nostre persone e dei nostri affetti, consacrandosi ad un usurpatore
che lo conduce alla distruzione. Eppure coloro che abbandonano Dio,
abbandonano il proprio bene! Quanto chiaramente, infatti mettendole
in contrasto colla cura ch'egli si prende della creazione
irragionevole ed inanimata. il Salvatore dimostra le tenere
sollecitudini che Jehova si prende dei propri figli! Il Signore mette
a confronto quel che i pagani sono, con quello che il suo popolo
dovrebbe essere. I pagani borbottano le loro preghiere, e non badano
ad altro che alle cose di questo mondo. E se tale è il carattere dei
pagani, quanti mai pagani vi sono nella Chiesa visibile! Quante
pagane formalità nella loro divozione, e quanta mondanità viene a
distruggere la spiritualità, la libertà, la gioia e la forza della
loro vita cristiana! Non si dimentichi però che quello che il
Signore qui condanna non è già che gli uomini attendano agli affari
con tutta quella forza di pensiero che si vuole adoperare perché
procedano bene; egli biasima solamente coloro che consacrano a quelli
il tempo e l'attenzione che essi dovrebbero, dare esclusivamente alle
cose del cielo; egli condanna quella ansietà soverchia di spirito
che proviene dal diffidare di Dio, e che, senza far prosperare
minimamente gli affari, corrode e consuma il cuore. Un tesoro di
ammaestramenti aurei è contenuto in questo passo. Facciamone uso
nella vita nostra giornaliera, mettendoli in pratica Vegliamo e
preghiamo contro una disposizione ansiosa soverchia. Da questo
dipende la nostra felicità. Le nostre sofferenze provengono in gran
parte da mali che la immaginazione ci dipinge come pronti a piombare
su noi, e che per lo più non succedono. Dove è allora la nostra
fede? Dove la confidanza nelle parole del Salvatore? Leggendo questi
versi e poi guardando al cuor nostro, abbiamo cagione di vergognarci.
Eppure possiamo esser certi che sono vere queste parole di Davide:
“Io sono stato giovane e sono anche divenuto vecchio, ma non ho
veduto il giusto abbandonato, né la sua progenie accattare il pane.”
Salmo 37:25. Il Signore ci benedica.
In
fede G.Basile
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