SOLO
GESù
CAMBIA
LA VITA!
L’uomo
porta in sé tanti desideri, progetti, sogni. Da quelli quotidiani
alle grandi utopie., che superano ogni concreta possibilità di
realizzazione.
È
duro per l'uomo accettare la propria impotenza davanti al desiderio
che non si avvera, il progetto che non va avanti, ai sogni che si
infrangono. E difficile perfino ammettere che si ha bisogno degli
altri per realizzare qualche cosa e che quindi dobbiamo affidarci a
forze che non ci appartengono, che non possiamo controllare.
Peggio
ancora quando l'impotenza è assoluta: una persona cara ha un tumore
inguaribile, un figlio sta morendo, un'amicizia o un amore che
sembrava eterno si sta spezzando... e non possiamo farci niente,
niente! L'uomo ha qui l’esperienza
massima del proprio limite.
A
questa esperienza assomiglia l'esperienza del peccato. Ad ogni passo
scopriamo le nostre debolezze, i nostri difetti le nostre piaghe
interiori.
Molto
forte è il desiderio di cambiare, di migliorare, di superarci, di
diventare qualche cosa di nuovo e di più degno. Una grande
insoddisfazione di quello che siamo, di quello che riusciamo a fare,
ci domina costantemente. L’esperienza
del peccato continua a dirci che invano ci sforziamo di lottare;
siamo in un cerchio stregato dal quale da soli non riusciamo ad
uscire.
In
tale condizione l'uomo ha davanti e sé due strade: o si lascia
andare completamente e non vive più, ma sopravvive, o cerca una
soluzione fuori di sé.
La
consapevolezza dei propri limiti, che si acquista con il peccato,
diventa in questo caso l'anello che ci unisce all'onnipotenza divina.
Se
abbiamo la certezza dell'Amore divino, il peccato stesso diventa la
«felix culpa» che
ci apre all’azione
misericordiosa del Signore, unica nostra salvezza, liberazione, pace.
La
perfezione, la santità cui siamo chiamati - secondo le espressioni
«Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»
(Matteo 5, 48), «... Tutto si faccia tra voi nella carità» (1 Corinti 16,
14) «... Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o
cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice ai santi...
Comportatevi come figli della luce; il frutto della luce consiste in
ogni bontà, giustizia e verità» (Efesi 5, 3.8-9) -, non può essere
opera della nostra volontà, non dipende soltanto dalle nostre
decisioni, ma è frutto dell'Amore di Dio che ci avvolge e ci
trasforma e al quale dobbiamo abbandonarci con umiltà.
Se
l'uomo fosse capace di vivere da solo secondo la fede, di salvarsi
dal peccato e dalla morte, che bisogno ci sarebbe di Cristo?
L’uomo
cambia con l'aiuto di Dio.
Qui
sta il segreto del successo o dell'insuccesso: dal lasciarci o meno
convincere dalle nostre esperienze che da soli non possiamo nulla e
che è deleterio chiuderci nel nostro orgoglio, nella nostra superba
solitudine, non ammettendo la nostra impotenza e quindi non
affidandoci nelle mani del Signore Gesù.
La
chiave del cambiamento?
È
Gesù!
il
completo arrendersi a Lui, il vivere in Lui, perché Lui solo ha
vinto il mondo, il peccato, la schiavitù, la morte. Rinascere in
Lui vuol quindi dire avere la possibilità di vivere nella libertà e
nell'amore.
Ma
Dio va oltre: non solo è sempre disponibile al perdono e gioisce per
il ritorno dei peccatori, reintegrandoli nella loro dignità di
figli, ma vuole renderli immagini e testimoni della sua bontà, del
suo amore, della sua capacità di perdono.
Nonostante
tutti i nostri peccati, Gesú
non è deluso di noi,
ma ci rinnova la sua fiducia come operatori di amore nel mondo,
perché sa bene che la sua grazia, non appena noi gli offriamo uno
spiraglio, può suscitare il volere e l'operare (Filippesi 2, 13).
Chiediamoci
perciò se offriamo a Lui questo spiraglio che, ancora una volta, è
lo spiraglio della fede.
Diamo
a Gesú l'occasione
perché Egli regni in noi, cioè cambi la nostra vita? 0 non vogliamo
che Egli la cambi e ce ne restiamo chiusi, asserragliati in noi
stessi, nella nostra indolenza, nelle nostre abitudini peccaminosi?
Crediamo veramente nella forza che lo Spirito Divino
ha da
rinnovarci, da
santificarci? 0 la santità evangelica ci fa paura, e preferiamo
restare a mezza strada tra virtù e peccato?
Guardiamo
anche il rovescio della medaglia: crediamo nel cambiamento degli
altri? Offriamo
agli altri la possibilità di cambiare?
Li incoraggiamo, li aiutiamo, ci mostriamo fiduciosi verso di loro,
oppure li spingiamo verso la rovina giudicandoli, etichettandoli,
sparlandone, restando schiavi di pregiudizi nei loro confronti?
Siamo
consapevoli che né noi né gli altri possiamo cambiare senza Amore,
quindi senza Gesú?
Per
gli altri possiamo essere il terreno di prova, la palestra del
cambiamento, come il suolo calpestato, che non si lamenta mai, non si
ribella, ma sostiene silenziosamente ogni peso. Ma possiamo essere
anche un tranello, come la canna di cui parla il profeta Isaia: tu ti
appoggi ad essa ed essa si spezza lacerandoti la mano (Isaia 36, 6).
La
migliore occasione che Dio ci offre per lo nostra «fede nel
cambiamento» é, piegare le nostre ginocchia e confessare a Lui i
nostri peccati. Oppure assumiamo una prospettiva sbagliata: più che
meditare sull'amore di Dio che ci viene incontro, ci fissiamo sui
nostri peccati, sui nostri limiti in una visione quasi morbosa e di
sottile superbia: poniamo al centro ancora il nostro io, sia pure per
compiangerci, invece dell'amore glorioso di Dio che ci viene incontro
portandoci gioia.
Se
il peccato è essenzialmente il rifiuto dell'amore di Dio, la
confessione dei nostri peccati a Lui è essenzialmente l'atto di
accettazione di tale amore, che è più grande di tutte le nostre
colpe.
Ne
abbiamo un meraviglioso esempio nella peccatrice pentita, che non se
ne sta a piangere in casa sua, ma corre da Gesù «con un vasetto di
olio profumato» e «fermatasi dietro di lui si rannicchiò piangendo
ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava
con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato».
E
Gesù, accettando e difendendo questi gesti di umile tenerezza, dirà
al fariseo padrone di casa: «Le sono perdonati i suoi molti peccati,
perché molto ha amato».
E
subito dopo dice alla donna: «La tua fede ti ha salvata. Va' in
pace» ( Luca 7, 36-50). Solo
chi ha sperimentato l'amore di Dio, ha la giusta visione del peccato,
fa quindi l'esperienza del pentimento come amore rinnovato, come
riconciliazione, come gioioso cambiamento della vita.
Avere
una visione di fede sulla vita significa avere la visione di Cristo,
che vede e valuta diversamente.
Gli
uomini di solito guardano e giudicano secondo l'esteriorità. Il
fariseo, nell'episodio della peccatrice pentita, pensa tra sé: «Se
costui fosse un profeta saprebbe chi e che specie di donna è colei
che lo tocca: è una peccatrice».
Ma
Gesù, che è veramente un profeta che «scruta i cuori e le reni»,
ha visto in profondità e sa bene che quella donna non è più una
peccatrice.
Anzi,
dimostra al fariseo che quella «specie di donna» è molto migliore
di lui.
Gli
uomini si ricordano del nostro passato e spesso ce lo sbattono in
faccia: «So io chi sei, cosa hai fatto... Non vorrai mica darti arie
da santo?» e così via.
Cercano
sempre il nostro tallone di Achille per poterci criticare e umiliare.
Non si rendono conto che umiliare una persona vuol dire fissarla nei
suoi errori. Gesù
invece perdona e ci vede sempre con uno sguardo nuovo.
Il passato è cancellato, il presente è trasformato, il futuro è
aperto davanti al convertito, all'uomo nuovo. Egli non
è venuto per giudicare, ma per salvare
( Giovanni 3, 17; 12, 47).
Questo
vale anche per noi discepoli di Gesù. Il Padre ci ha affidato una
missione nel mondo: ma non è quello di giudicare il mondo e gli
uomini che ci stanno attorno; è quella di proclamare la Parola della
speranza e della salvezza.
Sarà
poi questa parola, non accettata, a giudicare la vita degli uomini e
la storia dell'umanità ( Giovanni 12, 48).
Ma
noi spesso ci impanchiamo a giudici e diventiamo scostanti,
allontanando la gente da Gesù.
I
cristiani «acidi», che pensano di possedere il Cristo e di usarlo
come un bastone contro gli altri, sono altrettanti farisei ipocriti
che guardano la pagliuzza nell'occhio dei fratelli e non vedono la
trave nel loro occhio.
Il
cambiamento
completo di un uomo è opera di Dio,
non umana. Questa è una verità fondamentale della nostra fede. Con
che presunzione allora diciamo: «Tu non cambierai mai!». 0 «per
quello non c'è più nulla da fare!». Vogliamo limitare la libertà
di Dio e la sua misericordia?
Il
cambiamento della vita, la conversione dei cuori è, ancora oggi, la
migliore prova che Cristo è vivo e opera nel mondo.
Quello
che è impossibile agli uomini,
cioè trasformare radicalmente le persone, è
possibile a DIO.
Ed
è il miracolo che dobbiamo credere possibile sempre per noi, che
dobbiamo rendere possibile per gli altri, confessando la nostra
debolezza credendo nell'Amore fino alla fine.
in fede G. Basile