venerdì 3 aprile 2015

Solo Gesú cambia la vita





SOLO GESù CAMBIA LA VITA!

Luomo porta in sé tanti desideri, progetti, sogni. Da quelli quotidiani alle grandi utopie., che superano ogni concreta possibilità di realizzazione.
È duro per l'uomo accettare la propria impotenza davanti al desiderio che non si avvera, il progetto che non va avanti, ai sogni che si infrangono. E difficile perfino ammettere che si ha bisogno degli altri per realizzare qualche cosa e che quindi dobbiamo affidarci a forze che non ci appartengono, che non possiamo controllare.
Peggio ancora quando l'impotenza è assoluta: una persona cara ha un tumore inguaribile, un figlio sta morendo, un'amicizia o un amore che sembrava eterno si sta spezzando... e non possiamo farci niente, niente! L'uomo ha qui lesperienza massima del proprio limite.
A questa esperienza assomiglia l'esperienza del peccato. Ad ogni passo scopriamo le nostre debolezze, i nostri difetti le nostre piaghe interiori.
Molto forte è il desiderio di cambiare, di migliorare, di superarci, di diventare qualche cosa di nuovo e di più degno. Una grande insoddisfazione di quello che siamo, di quello che riusciamo a fare, ci domina costantemente. Lesperienza del peccato continua a dirci che invano ci sforziamo di lottare; siamo in un cerchio stregato dal quale da soli non riusciamo ad uscire.
In tale condizione l'uomo ha davanti e sé due strade: o si lascia andare completamente e non vive più, ma sopravvive, o cerca una soluzione fuori di sé.

La consapevolezza dei propri limiti, che si acquista con il peccato, diventa in questo caso l'anello che ci unisce all'onnipotenza divina. Se abbiamo la certezza dell'Amore divino, il peccato stesso diventa la «felix culpa» che ci apre allazione misericordiosa del Signore, unica nostra salvezza, liberazione, pace.
La perfezione, la santità cui siamo chiamati - secondo le espressioni «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Matteo 5, 48), «... Tutto si faccia tra voi nella carità» (1 Corinti 16, 14) «... Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice ai santi... Comportatevi come figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità» (Efesi 5, 3.8-9) -, non può essere opera della nostra volontà, non dipende soltanto dalle nostre decisioni, ma è frutto dell'Amore di Dio che ci avvolge e ci trasforma e al quale dobbiamo abbandonarci con umiltà.
Se l'uomo fosse capace di vivere da solo secondo la fede, di salvarsi dal peccato e dalla morte, che bisogno ci sarebbe di Cristo?
Luomo cambia con l'aiuto di Dio.

Qui sta il segreto del successo o dell'insuccesso: dal lasciarci o meno convincere dalle nostre esperienze che da soli non possiamo nulla e che è deleterio chiuderci nel nostro orgoglio, nella nostra superba solitudine, non ammettendo la nostra impotenza e quindi non affidandoci nelle mani del Signore Gesù.



La chiave del cambiamento? È Gesù!

il completo arrendersi a Lui, il vivere in Lui, perché Lui solo ha vinto il mondo, il peccato, la schiavitù, la morte. Rinascere in Lui vuol quindi dire avere la possibilità di vivere nella libertà e nell'amore.
Ma Dio va oltre: non solo è sempre disponibile al perdono e gioisce per il ritorno dei peccatori, reintegrandoli nella loro dignità di figli, ma vuole renderli immagini e testimoni della sua bontà, del suo amore, della sua capacità di perdono.
Nonostante tutti i nostri peccati, Gesú non è deluso di noi, ma ci rinnova la sua fiducia come operatori di amore nel mondo, perché sa bene che la sua grazia, non appena noi gli offriamo uno spiraglio, può suscitare il volere e l'operare (Filippesi 2, 13).
Chiediamoci perciò se offriamo a Lui questo spiraglio che, ancora una volta, è lo spiraglio della fede.
Diamo a Gesú l'occasione perché Egli regni in noi, cioè cambi la nostra vita? 0 non vogliamo che Egli la cambi e ce ne restiamo chiusi, asserragliati in noi stessi, nella nostra indolenza, nelle nostre abitudini peccaminosi? Crediamo veramente nella forza che lo Spirito Divino ha da rinnovarci, da santificarci? 0 la santità evangelica ci fa paura, e preferiamo restare a mezza strada tra virtù e peccato?
Guardiamo anche il rovescio della medaglia: crediamo nel cambiamento degli altri? Offriamo agli altri la possibilità di cambiare? Li incoraggiamo, li aiutiamo, ci mostriamo fiduciosi verso di loro, oppure li spingiamo verso la rovina giudicandoli, etichettandoli, sparlandone, restando schiavi di pregiudizi nei loro confronti? Siamo consapevoli che né noi né gli altri possiamo cambiare senza Amore, quindi senza Gesú?
Per gli altri possiamo essere il terreno di prova, la palestra del cambiamento, come il suolo calpestato, che non si lamenta mai, non si ribella, ma sostiene silenziosamente ogni peso. Ma possiamo essere anche un tranello, come la canna di cui parla il profeta Isaia: tu ti appoggi ad essa ed essa si spezza lacerandoti la mano (Isaia 36, 6).

La migliore occasione che Dio ci offre per lo nostra «fede nel cambiamento» é, piegare le nostre ginocchia e confessare a Lui i nostri peccati. Oppure assumiamo una prospettiva sbagliata: più che meditare sull'amore di Dio che ci viene incontro, ci fissiamo sui nostri peccati, sui nostri limiti in una visione quasi morbosa e di sottile superbia: poniamo al centro ancora il nostro io, sia pure per compiangerci, invece dell'amore glorioso di Dio che ci viene incontro portandoci gioia.
Se il peccato è essenzialmente il rifiuto dell'amore di Dio, la confessione dei nostri peccati a Lui è essenzialmente l'atto di accettazione di tale amore, che è più grande di tutte le nostre colpe.
Ne abbiamo un meraviglioso esempio nella peccatrice pentita, che non se ne sta a piangere in casa sua, ma corre da Gesù «con un vasetto di olio profumato» e «fermatasi dietro di lui si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato».
E Gesù, accettando e difendendo questi gesti di umile tenerezza, dirà al fariseo padrone di casa: «Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché molto ha amato».
E subito dopo dice alla donna: «La tua fede ti ha salvata. Va' in pace»             ( Luca 7, 36-50). Solo chi ha sperimentato l'amore di Dio, ha la giusta visione del peccato, fa quindi l'esperienza del pentimento come amore rinnovato, come riconciliazione, come gioioso cambiamento della vita.
Avere una visione di fede sulla vita significa avere la visione di Cristo, che vede e valuta diversamente.
Gli uomini di solito guardano e giudicano secondo l'esteriorità. Il fariseo, nell'episodio della peccatrice pentita, pensa tra sé: «Se costui fosse un profeta saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice».
Ma Gesù, che è veramente un profeta che «scruta i cuori e le reni», ha visto in profondità e sa bene che quella donna non è più una peccatrice.
Anzi, dimostra al fariseo che quella «specie di donna» è molto migliore di lui.
Gli uomini si ricordano del nostro passato e spesso ce lo sbattono in faccia: «So io chi sei, cosa hai fatto... Non vorrai mica darti arie da santo?» e così via.
Cercano sempre il nostro tallone di Achille per poterci criticare e umiliare. Non si rendono conto che umiliare una persona vuol dire fissarla nei suoi errori. Gesù invece perdona e ci vede sempre con uno sguardo nuovo. Il passato è cancellato, il presente è trasformato, il futuro è aperto davanti al convertito, all'uomo nuovo. Egli non è venuto per giudicare, ma per salvare 
( Giovanni 3, 17; 12, 47).
Questo vale anche per noi discepoli di Gesù. Il Padre ci ha affidato una missione nel mondo: ma non è quello di giudicare il mondo e gli uomini che ci stanno attorno; è quella di proclamare la Parola della speranza e della salvezza.
Sarà poi questa parola, non accettata, a giudicare la vita degli uomini e la storia dell'umanità ( Giovanni 12, 48).
Ma noi spesso ci impanchiamo a giudici e diventiamo scostanti, allontanando la gente da Gesù.
I cristiani «acidi», che pensano di possedere il Cristo e di usarlo come un bastone contro gli altri, sono altrettanti farisei ipocriti che guardano la pagliuzza nell'occhio dei fratelli e non vedono la trave nel loro occhio.
Il cambiamento completo di un uomo è opera di Dio, non umana. Questa è una verità fondamentale della nostra fede. Con che presunzione allora diciamo: «Tu non cambierai mai!». 0 «per quello non c'è più nulla da fare!». Vogliamo limitare la libertà di Dio e la sua misericordia?
Il cambiamento della vita, la conversione dei cuori è, ancora oggi, la migliore prova che Cristo è vivo e opera nel mondo.
Quello che è impossibile agli uomini, cioè trasformare radicalmente le persone, è possibile a DIO.
Ed è il miracolo che dobbiamo credere possibile sempre per noi, che dobbiamo rendere possibile per gli altri, confessando la nostra debolezza credendo nell'Amore fino alla fine.

 in fede G. Basile