Vorrei
dire qualche parola sulla tendenza che hanno i cristiani di oggi a
conformarsi al mondo e sui mezzi che Satana adopera per sviare i
santi dal cammino che conduce alla gloria (Filippesi 3).
Il
soggetto è molto importante. Qualcuno mi dirà subito che mentre
siamo in questo mondo siamo continuamente messi in diretto contatto
con esso dalle nostre occupazioni quotidiane, dal lavoro, dai
rapporti individuali, e che è quindi impossibile vivere nel mondo
senza prendere parte ai principi che lo reggono. Io nego questo in
modo tassativo, e credo che la Parola ci mostri in modo abbastanza
chiaro che c’è in noi forza sufficiente per conservarci puri dalle
contaminazioni mondane e renderci capaci di resistervi fino alla
fine. La Parola non dice che noi viviamo fuori del mondo; anzi, ci
avverte che siamo lasciati in esso, ma che siamo anche guardati dal
male (Giovanni 17:15; 1 Corinzi 5:10); e per infonderci coraggio
nell’inevitabile lotta fra noi e il principe di questo secolo, ci
fa presente che in noi c’è Uno più grande di Colui che è nel
mondo (Giovanni 4:4). Cosa ci manca dunque? Dio ha messo a nostra
disposizione tutte le armi necessarie per difenderci dai colpi
dell’avversario; ma se noi, invece di difenderci, ci lasciamo
ferire, è perché adoperiamo male le armi che Dio ci fornisce, o non
le adoperiamo affatto.
A
un cristiano di esperienza, fabbricante di bottoni, fu un giorno
chiesto chi fosse e che lavoro facesse; egli rispose: Sono un uomo
giustificato da Dio, diretto verso la gloria, che vende bottoni
cammin facendo. Egli faceva il suo mestiere per guadagnarsi
onestamente da vivere, ma il suo vero scopo era di raggiungere la
gloria eterna con Cristo.
Così
dev’essere un cristiano secondo l’insegnamento della Parola.
Se
il nostro cuore non è veramente attaccato alla persona di Cristo,
Satana impiega molti mezzi per sviarci. Stupisce vedere molti
credenti i quali, pur senza commettere peccati grossolani, si
lasciano guadagnare a poco a poco da abitudini mondane, da amici non
credenti, dalle cosiddette esigenze di etichetta, e non s’accorgono
che la vita divina che è in loro perde di energia, si indebolisce, e
finisce per essere soffocata da tutte queste cose mondane, anche se
non cattive in se stesse, che si impossessano dei loro cuori.
All’inizio si soffre un po’ e si fa quasi un sacrificio nel
compiacere al mondo; ma alla fine si ritorna a provare gusto per il
«vino vecchio» (Luca 5:39), per le cose che si erano abbandonate
alla conversione, e si dimentica che il «nuovo» è di gran lunga
migliore.
Salomone
è un esempio di questo tipo di cristiani. Egli non fece mai una
caduta grave come quella di Davide, non commise mai un peccato così
grave come quello di suo padre; ma se si considera tutta la storia
della sua vita si vede una graduale decadenza, un graduale scivolare
nel mondo. Il suo regno incominciò con la gloria di un piccolo
Millenio; il suo scettro d’oro sfavillava nella luce alla
dedicazione del tempio; attorno a lui tutto era pace è gioia; ma
tutto questo, purtroppo, durò poco. Un po’ alla volta la gloria
dell’inizio decadde, il cuore del re si volse verso il mondo, e
alla fine il mondo divenne il suo padrone. Così, quest’uomo che
aveva incominciato il suo regno nella pace e nella conoscenza di Dio,
terminò la sua vita in mezzo a idoli e a donne straniere. Che
differenza tra il principio e la fine! Ma come è incominciata questa
decadenza? Possiamo osservare che fu una cosa graduale, non
immediata; il suo cuore divenne gradatamente più sensibile alle cose
del mondo fino a giungere all’idolatria.
Questo
ci serve di avvertimento e ci mostra quanto avesse ragione Giovanni
di dire ai giovani, che già erano forti nelle verità cristiane:
«Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo» (1 Giovanni
2:15). Se siamo nella verità non siamo però ancora immuni da ogni
pericolo, e il Signore solo può mantenerci fedeli. Poiché
un’astuzia di Satana è quella di rendere i credenti mondani quasi
senza che se ne accorgano, è bene stare in guardia per individuare
le sue armi e difenderci. Cercherò di indicare qualcuno dei mezzi
che egli adopera sperando che tutti possiamo approfittare delle
esperienze di altri cristiani che ci hanno preceduti in questo non
facile cammino.
Prima
di tutto facciamo attenzione alle vecchie conoscenze, ai vecchi amici
di quando ancora non conoscevamo il Signore, con i quali abbiamo
passato momenti di intimità e che conoscono bene le debolezze dei
nostri cuori. Per evitare ogni caduta non conosco che due mezzi: o
rompere ogni relazione con loro, o, meglio ancora, annunciare loro la
verità, facendo loro comprendere che abbiamo trovato un oggetto
degno di tutto il nostro amore, una Persona che ha preso possesso del
nostro cuore, che ha dato un indirizzo nuovo a tutta la nostra vita,
e che è geloso di ogni nostra amicizia che non sia basata sull’opera
della redenzione. Mi rendo conto che è molto difficile volgere le
spalle ad un vecchio amico, a una persona che forse ci ha aiutati nei
momenti difficili; e il nemico approfitta proprio di questo per
tenerci schiavi e riportarci, un po’ alla volta, nell’atmosfera
di prima, poco salubre per chi ha ormai una natura adatta alla vita
del cielo. Può succedere che una vecchia conoscenza capiti a casa
nostra e desideri passare la serata con noi. Se non vegliamo, forse
riuscirà a farci mancare a qualche adunanza, o a qualche studio
della Parola già progettato con dei credenti. Come dobbiamo
comportarci?
Il
miglior servizio che possiamo rendere a questi amici del mondo è
quello di parlare loro dell’opera del nostro Salvatore. Se
ascoltano, tanto meglio; il Signore può operare nel loro cuore e
farci guadagnare l’amico. Se non vogliono ascoltare se ne andranno
delusi, dicendo che abbiamo delle storie per la testa, che non siamo
più quelle persone simpatiche di qualche anno fa; e intanto noi
saremo liberi di seguire il nostro Signore. Può sembrare un
atteggiamento duro, e infatti è duro per la nostra carne; e sarebbe
anche ignobile se il movente di tale comportamento non fosse il
Signore. Non dimentichiamo mai ciò che diceva Pietro ai suoi
contemporanei: «Poiché dunque Cristo ha sofferto nella carne, anche
voi armatevi dello stesso pensiero, che, cioè, Colui che ha sofferto
nella carne rinuncia al peccato, per consacrare il tempo che gli
resta da vivere nella carne, non più alle passioni degli uomini, ma
alla volontà di Dio» (1 Pietro 4:1-2); e anche l’esortazione che
Paolo fa ai Corinzi: «Uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il
Signore, e non toccate nulla d’impuro; e io vi accoglierò. E sarò
per voi come un padre e voi sarete come figli e per figlie, dice il
Signore onnipotente» (2 Corinzi 6:17-18).
Oltre
alle nostre vecchie conoscenze ci sono anche le vecchie abitudini, le
tendenze del «vecchio uomo» che riaffiorano nei nostri cuori. Che
brutta cosa, per un cristiano, conservare le abitudini che aveva
prima di conoscere il Signore! I Cretesi erano di natura bugiarda, e
tali erano rimasti anche dopo la conversione (Tito 1:12-13); Paolo li
riprende severamente poiché quello non era camminare secondo l’uomo
nuovo e sotto la dipendenza dello Spirito di Dio. Vi sono molti
cristiani che, senza cadere in gravi peccati, permettono a vecchie
cose, già giudicate nocive, di impadronirsi nuovamente dei loro
cuori; e questa è una delle cause principali della loro debolezza.
Ammetto che i nostri caratteri, i nostri gusti e i nostri
temperamenti sono diversi, ma se noi diamo ascolto alle nostre
tendenze individuali, legate al vecchio uomo, usciremo dalla sfera
della comunione con Cristo, nella quale non si trova piacere se non
in Lui. Se un amatore di musica, per esempio, ritornasse a dedicare
del tempo per quella che, alla conversione, aveva lasciato
considerandola una vanità; o se il lettore di romanzi ricominciasse
a dedicarvisi per passare il tempo; se, così, ognuno di noi
ritornasse a quelle occupazioni che erano tanto gradevoli prima di
aver visto la Luce, chi avrebbe più tempo di occuparsi di Gesù? chi
predicherebbe le sue virtù? chi gli innalzerebbe cantici di
ringraziamento? Ricordiamoci di Eliseo che prima di indossare il
mantello di Elia si spogliò dei suoi vecchi abiti.
Un’altra
arma che Satana impiega con successo nel suo ininterrotto lavoro per
trascinare nel mondo quelli che Dio si è appartati, è
«l’attualità», l’ambiente che ci circonda, il materialismo. È
vero che la maggior parte dei cristiani non ama più il mondo nella
sua forma grossolana: non va più al ballo, non si dà più al gioco;
ma questo non basta. La Parola ci dice: «Non amate il mondo né le
cose che sono nel mondo»; e molti, pur senza amare il mondo, amano
però certe cose che sono in esso. È molto facile essere trascinati
al peggio da qualcosa che in se stessa non è cattiva. Se il nostro
cuore si lascia prendere dalle cose visibili perde il gusto di quelle
invisibili, e ci troviamo automaticamente, e senza accorgercene, in
un’atmosfera mondana. Giorni fa ricevetti da un fratello una
lettera nella quale pensavo di trovare qualche parola di
edificazione; invece, non parlava altro che di una grande esposizione
industriale e artistica tenutasi nella sua città. Potete immaginare
il mio stupore, eppure siamo giunti a questo punto. Nelle adunanze si
dice che siamo fatti per il cielo; si stampano e si leggono buoni
libri; poi, all’atto pratico, mostriamo di avere un cuore pieno di
cose mondane e insensibile alla gloria di Gesù che tra poco dovremo
ereditare. Non dico che le arti e la scienza siano brutte cose; anche
gli alberi del giardino di Eden non erano cose cattive, ma Adamo ne
fece un pessimo uso quando se ne servi per nascondersi da Dio...
*
* *
Desidero
aggiungere qualche parola alla mia prima lettera sulla questione
della mondanità, specialmente perché ho ricevuto alcune
comunicazioni da diversi fratelli e amici in relazione a quanto ho
detto in essa.
Alcuni
hanno trovato quella lettera troppo severa e di idee troppo strette;
altri, invece, si sono dimostrati d’accordo e convinti che tali
esortazioni erano utili e necessarie, particolarmente ai nostri
tempi, e mi hanno dato alcuni suggerimenti che desidero segnalare con
l’aiuto del Signore. Ai primi non ho più nulla da dire, tanto più
che, se hanno trovata la prima lettera troppo stretta, troveranno
ancor più stretta questa seconda; infatti, più proseguiamo lo
studio del mondo, più scopriamo che è impossibile per il cristiano
avere tregua con esso.
Di
due cose, in particolare, mi è stato chiesto di scrivere:
-
1. della politica
-
2. del modo con cui le famiglie dei credenti diventano spesso un mezzo per lasciare entrare il mondo.
Per
quanto riguarda la politica di questo mondo farò solo qualche breve
osservazione.
Molti
cristiani, dei quali nessuno mette in dubbio la conversione, non
hanno ancora compreso che la vocazione della Chiesa è puramente
celeste, o, se anche l’hanno compreso in linea teorica, non mettono
però in pratica la stupenda verità che noi siamo concittadini dei
santi e servi di Dio, quindi del tutto estranei ai traffici degli
«abitanti della terra» (Apocalisse 3:10).
Ma
qualcuno dirà: «Non dobbiamo proprio sentire nessun interesse per
tutti gli avvenimenti che ci parlano della prossima fine d’ogni
cosa? Il mondo, è vero, sarà giudicato e noi non approviamo in
nessun modo i suoi principi; ma ci sembra giusto seguire almeno un
po’ le fasi della politica per vedere a che punto stanno le cose».
A questi risponderei: «Se volete studiare la politica, studiate il
libro di Daniele e l’Apocalisse, e troverete tutti i pensieri di
Dio su questo soggetto; credo sia l’unico modo per saziare il
desiderio di sapere come andranno le cose.
Il
più semplice cristiano capisce, molto meglio del più abile politico
del mondo, qual’è la sorte riservata al mondo e quale sarà
l’ultima forma di governo delle potenze europee. «Non sigillare le
parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino» è
detto in Apocalisse; ciò significa che la Chiesa può sempre
conoscere i pensieri di Dio su tali questioni senza la necessità di
consultare i giornali per vedere se Dio ha detto la verità: sarebbe
un mancare di fede al Creatore di tutte le cose e un’irriverenza
verso l’autorità della sua eterna Parola. E poi, i giornali non
fanno che confondere le idee di chi legge, perché di proposito,
secondo la corrente politica, mettono in evidenza quello che
interessa a loro, e non hanno in fondo altra base che le idee
vacillanti degli uomini.
È
stato detto con ragione che chi sta sopra a un monte vede il corso di
un fiume nella sottostante pianura molto meglio di chi si trova in
basso, avvolto dalle nebbie. Così noi che per grazia occupiamo un
posto più elevato del mondo possiamo parlare tranquillamente con Dio
come faceva Abrahamo sulla montagna e studiare i suoi pensieri al di
fuori delle nebbie della pianura. Se vi fossero stati giornali al
tempo di Abrahamo sono sicuro che non li avrebbe consultati. Lot,
forse, si sarebbe lasciato tentare perché abituato a vivere
nell’atmosfera inquinata di Sodoma; ma vediamo che egli non aveva
affatto le idee chiare sulla vera politica, altrimenti non avrebbe
perso tutti i suoi averi rimanendo in una città che doveva essere
distrutta. Come si può veder chiaro abitando in Sodoma? Ecco la
risposta che io darei a quelli che vogliono occuparsi delle cose del
mondo col pretesto di vedere a che punto siano giunte le cose.
Sebbene la profezia non debba essere l’unico nostro oggetto di
studio, sarebbe però bene che i santi ne avessero un’idea per
capire che ogni potenza umana sarà giudicata e che la grande maestà
di Cristo prenderà possesso di tutto il mondo alla lode e alla
gloria di Dio.
Mi
soffermerò ora brevemente sul soggetto della mondanità nei figli
dei credenti. Quanti cristiani sinceri tollerano nei loro figli cose
che essi hanno per sempre lasciato! Non dico questo per spirito di
critica, ma solo per riferire i dati di una triste realtà. Il
soggetto è assai delicato; sappiamo tutti quanto sia difficile
allevare i ragazzi nella disciplina e nell’ammonizione del Signore;
ma è necessario che siamo vigilanti e che conosciamo i mezzi che
Satana può usare per portare nel mondo i figli di Dio. Così, ad
esempio, si vedono seri padri di famiglia i quali, per debolezza,
permettono ai loro figli di essere vestiti in un modo che non si
addice alla loro serietà. Sembra una cosa di poca importanza che i
figli dei credenti siano vestiti come quelli del mondo, ma forse non
si pensa che quando saranno adulti potranno concedersi altre cose
forse innocue in se stesse, ma che un po’ alla volta introdurranno
il mondo nelle famiglie; e il mondo, una volta entrato, non è tanto
facile da far uscire!
Non
vorrei assolutamente che si pensasse che io intendo formulare strette
regole per i genitori cristiani. Desidero solo insistere sul fatto
che tutta la loro casa è per il Signore; e se hanno a cuore la sua
gloria non devono permettere ai loro figli ciò che non permettono a
se stessi. I figli di Eli (1 Samuele 2) dovrebbero essere un salutare
esempio per ogni padre cristiano. Io non credo che siano diventati
malvagi tutto a un tratto; probabilmente il punto di partenza fu
proprio l’eccessiva indulgenza del loro padre che li portò ad
adeguarsi agli empi costumi del mondo finché il mondo invase tutta
la casa. Quanti dispiaceri si sarebbe risparmiato il povero Eli se
avesse saputo educare i suoi figli nel timore del Signore! Che Dio
conceda ai suoi di conservare le loro famiglie per Lui tenendole
lontane dallo spirito di questo secolo. I tempi sono malvagi e i
falsi principi dei nostri giorni si impadroniscono facilmente delle
giovani menti; se i padri non vegliano dovranno poi piangere
sull’incredulità dei loro figli.
Prima
di concludere questa lettera vorrei ancora rispondere ad
un’osservazione che mi venne fatta. Mi dissero che le circostanze
variano secondo i paesi, e che nella mia prima lettera ho parlato
soltanto di musica e di romanzi mentre avrei dovuto anche segnalare
altre attrattive mondane tipiche di certe regioni. Io credo che non
si finirebbe più di citare esempi e di indicare pericoli! Ogni vero
cristiano saprà facilmente discernere lo spirito che agisce nel
mondo ed eviterà qualunque cosa che tentasse di frapporsi fra lui e
il Padre.
Il
commesso di una banca chiese un giorno ad un vecchio servitore del
Signore se vi fosse pericolo di mondanizzarsi nel maneggiare denaro
per molte ore al giorno! «Non c’è nessuna differenza tra il
maneggiar denaro o una qualsiasi altra cosa — gli fu risposto —
purché il mio cuore non c’entri!». Credo che questo esempio possa
valere per tutte le circostanze in cui i santi possono venire a
trovarsi. Purché i nostri cuori non siano attaccati né ai nostri
impieghi, né al nostro denaro, né ai nostri beni, ognuno di noi può
avvalersi di quello che Dio gli offre ed amministrarlo con la
coscienza che tutto appartiene a Lui.
Avrei
piacere che ognuno investigasse il suo proprio cuore per vedere
qual’è l’elemento mondano che vi sta nascosto e, non appena lo
ha trovato, lo gettasse lontano come un idolo che lo contamina.
Lo Sposo viene...
Pace del Signore.