domenica 27 novembre 2016

Il Cristiano e la mondanità



Vorrei dire qualche parola sulla tendenza che hanno i cristiani di oggi a conformarsi al mondo e sui mezzi che Satana adopera per sviare i santi dal cammino che conduce alla gloria (Filippesi 3).
Il soggetto è molto importante. Qualcuno mi dirà subito che mentre siamo in questo mondo siamo continuamente messi in diretto contatto con esso dalle nostre occupazioni quotidiane, dal lavoro, dai rapporti individuali, e che è quindi impossibile vivere nel mondo senza prendere parte ai principi che lo reggono. Io nego questo in modo tassativo, e credo che la Parola ci mostri in modo abbastanza chiaro che c’è in noi forza sufficiente per conservarci puri dalle contaminazioni mondane e renderci capaci di resistervi fino alla fine. La Parola non dice che noi viviamo fuori del mondo; anzi, ci avverte che siamo lasciati in esso, ma che siamo anche guardati dal male (Giovanni 17:15; 1 Corinzi 5:10); e per infonderci coraggio nell’inevitabile lotta fra noi e il principe di questo secolo, ci fa presente che in noi c’è Uno più grande di Colui che è nel mondo (Giovanni 4:4). Cosa ci manca dunque? Dio ha messo a nostra disposizione tutte le armi necessarie per difenderci dai colpi dell’avversario; ma se noi, invece di difenderci, ci lasciamo ferire, è perché adoperiamo male le armi che Dio ci fornisce, o non le adoperiamo affatto.
A un cristiano di esperienza, fabbricante di bottoni, fu un giorno chiesto chi fosse e che lavoro facesse; egli rispose: Sono un uomo giustificato da Dio, diretto verso la gloria, che vende bottoni cammin facendo. Egli faceva il suo mestiere per guadagnarsi onestamente da vivere, ma il suo vero scopo era di raggiungere la gloria eterna con Cristo.
Così dev’essere un cristiano secondo l’insegnamento della Parola.
Se il nostro cuore non è veramente attaccato alla persona di Cristo, Satana impiega molti mezzi per sviarci. Stupisce vedere molti credenti i quali, pur senza commettere peccati grossolani, si lasciano guadagnare a poco a poco da abitudini mondane, da amici non credenti, dalle cosiddette esigenze di etichetta, e non s’accorgono che la vita divina che è in loro perde di energia, si indebolisce, e finisce per essere soffocata da tutte queste cose mondane, anche se non cattive in se stesse, che si impossessano dei loro cuori. All’inizio si soffre un po’ e si fa quasi un sacrificio nel compiacere al mondo; ma alla fine si ritorna a provare gusto per il «vino vecchio» (Luca 5:39), per le cose che si erano abbandonate alla conversione, e si dimentica che il «nuovo» è di gran lunga migliore.
Salomone è un esempio di questo tipo di cristiani. Egli non fece mai una caduta grave come quella di Davide, non commise mai un peccato così grave come quello di suo padre; ma se si considera tutta la storia della sua vita si vede una graduale decadenza, un graduale scivolare nel mondo. Il suo regno incominciò con la gloria di un piccolo Millenio; il suo scettro d’oro sfavillava nella luce alla dedicazione del tempio; attorno a lui tutto era pace è gioia; ma tutto questo, purtroppo, durò poco. Un po’ alla volta la gloria dell’inizio decadde, il cuore del re si volse verso il mondo, e alla fine il mondo divenne il suo padrone. Così, quest’uomo che aveva incominciato il suo regno nella pace e nella conoscenza di Dio, terminò la sua vita in mezzo a idoli e a donne straniere. Che differenza tra il principio e la fine! Ma come è incominciata questa decadenza? Possiamo osservare che fu una cosa graduale, non immediata; il suo cuore divenne gradatamente più sensibile alle cose del mondo fino a giungere all’idolatria.
Questo ci serve di avvertimento e ci mostra quanto avesse ragione Giovanni di dire ai giovani, che già erano forti nelle verità cristiane: «Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo» (1 Giovanni 2:15). Se siamo nella verità non siamo però ancora immuni da ogni pericolo, e il Signore solo può mantenerci fedeli. Poiché un’astuzia di Satana è quella di rendere i credenti mondani quasi senza che se ne accorgano, è bene stare in guardia per individuare le sue armi e difenderci. Cercherò di indicare qualcuno dei mezzi che egli adopera sperando che tutti possiamo approfittare delle esperienze di altri cristiani che ci hanno preceduti in questo non facile cammino.
Prima di tutto facciamo attenzione alle vecchie conoscenze, ai vecchi amici di quando ancora non conoscevamo il Signore, con i quali abbiamo passato momenti di intimità e che conoscono bene le debolezze dei nostri cuori. Per evitare ogni caduta non conosco che due mezzi: o rompere ogni relazione con loro, o, meglio ancora, annunciare loro la verità, facendo loro comprendere che abbiamo trovato un oggetto degno di tutto il nostro amore, una Persona che ha preso possesso del nostro cuore, che ha dato un indirizzo nuovo a tutta la nostra vita, e che è geloso di ogni nostra amicizia che non sia basata sull’opera della redenzione. Mi rendo conto che è molto difficile volgere le spalle ad un vecchio amico, a una persona che forse ci ha aiutati nei momenti difficili; e il nemico approfitta proprio di questo per tenerci schiavi e riportarci, un po’ alla volta, nell’atmosfera di prima, poco salubre per chi ha ormai una natura adatta alla vita del cielo. Può succedere che una vecchia conoscenza capiti a casa nostra e desideri passare la serata con noi. Se non vegliamo, forse riuscirà a farci mancare a qualche adunanza, o a qualche studio della Parola già progettato con dei credenti. Come dobbiamo comportarci?
Il miglior servizio che possiamo rendere a questi amici del mondo è quello di parlare loro dell’opera del nostro Salvatore. Se ascoltano, tanto meglio; il Signore può operare nel loro cuore e farci guadagnare l’amico. Se non vogliono ascoltare se ne andranno delusi, dicendo che abbiamo delle storie per la testa, che non siamo più quelle persone simpatiche di qualche anno fa; e intanto noi saremo liberi di seguire il nostro Signore. Può sembrare un atteggiamento duro, e infatti è duro per la nostra carne; e sarebbe anche ignobile se il movente di tale comportamento non fosse il Signore. Non dimentichiamo mai ciò che diceva Pietro ai suoi contemporanei: «Poiché dunque Cristo ha sofferto nella carne, anche voi armatevi dello stesso pensiero, che, cioè, Colui che ha sofferto nella carne rinuncia al peccato, per consacrare il tempo che gli resta da vivere nella carne, non più alle passioni degli uomini, ma alla volontà di Dio» (1 Pietro 4:1-2); e anche l’esortazione che Paolo fa ai Corinzi: «Uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d’impuro; e io vi accoglierò. E sarò per voi come un padre e voi sarete come figli e per figlie, dice il Signore onnipotente» (2 Corinzi 6:17-18).
Oltre alle nostre vecchie conoscenze ci sono anche le vecchie abitudini, le tendenze del «vecchio uomo» che riaffiorano nei nostri cuori. Che brutta cosa, per un cristiano, conservare le abitudini che aveva prima di conoscere il Signore! I Cretesi erano di natura bugiarda, e tali erano rimasti anche dopo la conversione (Tito 1:12-13); Paolo li riprende severamente poiché quello non era camminare secondo l’uomo nuovo e sotto la dipendenza dello Spirito di Dio. Vi sono molti cristiani che, senza cadere in gravi peccati, permettono a vecchie cose, già giudicate nocive, di impadronirsi nuovamente dei loro cuori; e questa è una delle cause principali della loro debolezza. Ammetto che i nostri caratteri, i nostri gusti e i nostri temperamenti sono diversi, ma se noi diamo ascolto alle nostre tendenze individuali, legate al vecchio uomo, usciremo dalla sfera della comunione con Cristo, nella quale non si trova piacere se non in Lui. Se un amatore di musica, per esempio, ritornasse a dedicare del tempo per quella che, alla conversione, aveva lasciato considerandola una vanità; o se il lettore di romanzi ricominciasse a dedicarvisi per passare il tempo; se, così, ognuno di noi ritornasse a quelle occupazioni che erano tanto gradevoli prima di aver visto la Luce, chi avrebbe più tempo di occuparsi di Gesù? chi predicherebbe le sue virtù? chi gli innalzerebbe cantici di ringraziamento? Ricordiamoci di Eliseo che prima di indossare il mantello di Elia si spogliò dei suoi vecchi abiti.
Un’altra arma che Satana impiega con successo nel suo ininterrotto lavoro per trascinare nel mondo quelli che Dio si è appartati, è «l’attualità», l’ambiente che ci circonda, il materialismo. È vero che la maggior parte dei cristiani non ama più il mondo nella sua forma grossolana: non va più al ballo, non si dà più al gioco; ma questo non basta. La Parola ci dice: «Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo»; e molti, pur senza amare il mondo, amano però certe cose che sono in esso. È molto facile essere trascinati al peggio da qualcosa che in se stessa non è cattiva. Se il nostro cuore si lascia prendere dalle cose visibili perde il gusto di quelle invisibili, e ci troviamo automaticamente, e senza accorgercene, in un’atmosfera mondana. Giorni fa ricevetti da un fratello una lettera nella quale pensavo di trovare qualche parola di edificazione; invece, non parlava altro che di una grande esposizione industriale e artistica tenutasi nella sua città. Potete immaginare il mio stupore, eppure siamo giunti a questo punto. Nelle adunanze si dice che siamo fatti per il cielo; si stampano e si leggono buoni libri; poi, all’atto pratico, mostriamo di avere un cuore pieno di cose mondane e insensibile alla gloria di Gesù che tra poco dovremo ereditare. Non dico che le arti e la scienza siano brutte cose; anche gli alberi del giardino di Eden non erano cose cattive, ma Adamo ne fece un pessimo uso quando se ne servi per nascondersi da Dio...
* * *
Desidero aggiungere qualche parola alla mia prima lettera sulla questione della mondanità, specialmente perché ho ricevuto alcune comunicazioni da diversi fratelli e amici in relazione a quanto ho detto in essa.
Alcuni hanno trovato quella lettera troppo severa e di idee troppo strette; altri, invece, si sono dimostrati d’accordo e convinti che tali esortazioni erano utili e necessarie, particolarmente ai nostri tempi, e mi hanno dato alcuni suggerimenti che desidero segnalare con l’aiuto del Signore. Ai primi non ho più nulla da dire, tanto più che, se hanno trovata la prima lettera troppo stretta, troveranno ancor più stretta questa seconda; infatti, più proseguiamo lo studio del mondo, più scopriamo che è impossibile per il cristiano avere tregua con esso.
Di due cose, in particolare, mi è stato chiesto di scrivere:
  • 1. della politica
  • 2. del modo con cui le famiglie dei credenti diventano spesso un mezzo per lasciare entrare il mondo.


Per quanto riguarda la politica di questo mondo farò solo qualche breve osservazione.
Molti cristiani, dei quali nessuno mette in dubbio la conversione, non hanno ancora compreso che la vocazione della Chiesa è puramente celeste, o, se anche l’hanno compreso in linea teorica, non mettono però in pratica la stupenda verità che noi siamo concittadini dei santi e servi di Dio, quindi del tutto estranei ai traffici degli «abitanti della terra» (Apocalisse 3:10).

Ma qualcuno dirà: «Non dobbiamo proprio sentire nessun interesse per tutti gli avvenimenti che ci parlano della prossima fine d’ogni cosa? Il mondo, è vero, sarà giudicato e noi non approviamo in nessun modo i suoi principi; ma ci sembra giusto seguire almeno un po’ le fasi della politica per vedere a che punto stanno le cose». A questi risponderei: «Se volete studiare la politica, studiate il libro di Daniele e l’Apocalisse, e troverete tutti i pensieri di Dio su questo soggetto; credo sia l’unico modo per saziare il desiderio di sapere come andranno le cose.

Il più semplice cristiano capisce, molto meglio del più abile politico del mondo, qual’è la sorte riservata al mondo e quale sarà l’ultima forma di governo delle potenze europee. «Non sigillare le parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino» è detto in Apocalisse; ciò significa che la Chiesa può sempre conoscere i pensieri di Dio su tali questioni senza la necessità di consultare i giornali per vedere se Dio ha detto la verità: sarebbe un mancare di fede al Creatore di tutte le cose e un’irriverenza verso l’autorità della sua eterna Parola. E poi, i giornali non fanno che confondere le idee di chi legge, perché di proposito, secondo la corrente politica, mettono in evidenza quello che interessa a loro, e non hanno in fondo altra base che le idee vacillanti degli uomini.

È stato detto con ragione che chi sta sopra a un monte vede il corso di un fiume nella sottostante pianura molto meglio di chi si trova in basso, avvolto dalle nebbie. Così noi che per grazia occupiamo un posto più elevato del mondo possiamo parlare tranquillamente con Dio come faceva Abrahamo sulla montagna e studiare i suoi pensieri al di fuori delle nebbie della pianura. Se vi fossero stati giornali al tempo di Abrahamo sono sicuro che non li avrebbe consultati. Lot, forse, si sarebbe lasciato tentare perché abituato a vivere nell’atmosfera inquinata di Sodoma; ma vediamo che egli non aveva affatto le idee chiare sulla vera politica, altrimenti non avrebbe perso tutti i suoi averi rimanendo in una città che doveva essere distrutta. Come si può veder chiaro abitando in Sodoma? Ecco la risposta che io darei a quelli che vogliono occuparsi delle cose del mondo col pretesto di vedere a che punto siano giunte le cose. Sebbene la profezia non debba essere l’unico nostro oggetto di studio, sarebbe però bene che i santi ne avessero un’idea per capire che ogni potenza umana sarà giudicata e che la grande maestà di Cristo prenderà possesso di tutto il mondo alla lode e alla gloria di Dio.


Mi soffermerò ora brevemente sul soggetto della mondanità nei figli dei credenti. Quanti cristiani sinceri tollerano nei loro figli cose che essi hanno per sempre lasciato! Non dico questo per spirito di critica, ma solo per riferire i dati di una triste realtà. Il soggetto è assai delicato; sappiamo tutti quanto sia difficile allevare i ragazzi nella disciplina e nell’ammonizione del Signore; ma è necessario che siamo vigilanti e che conosciamo i mezzi che Satana può usare per portare nel mondo i figli di Dio. Così, ad esempio, si vedono seri padri di famiglia i quali, per debolezza, permettono ai loro figli di essere vestiti in un modo che non si addice alla loro serietà. Sembra una cosa di poca importanza che i figli dei credenti siano vestiti come quelli del mondo, ma forse non si pensa che quando saranno adulti potranno concedersi altre cose forse innocue in se stesse, ma che un po’ alla volta introdurranno il mondo nelle famiglie; e il mondo, una volta entrato, non è tanto facile da far uscire!
Non vorrei assolutamente che si pensasse che io intendo formulare strette regole per i genitori cristiani. Desidero solo insistere sul fatto che tutta la loro casa è per il Signore; e se hanno a cuore la sua gloria non devono permettere ai loro figli ciò che non permettono a se stessi. I figli di Eli (1 Samuele 2) dovrebbero essere un salutare esempio per ogni padre cristiano. Io non credo che siano diventati malvagi tutto a un tratto; probabilmente il punto di partenza fu proprio l’eccessiva indulgenza del loro padre che li portò ad adeguarsi agli empi costumi del mondo finché il mondo invase tutta la casa. Quanti dispiaceri si sarebbe risparmiato il povero Eli se avesse saputo educare i suoi figli nel timore del Signore! Che Dio conceda ai suoi di conservare le loro famiglie per Lui tenendole lontane dallo spirito di questo secolo. I tempi sono malvagi e i falsi principi dei nostri giorni si impadroniscono facilmente delle giovani menti; se i padri non vegliano dovranno poi piangere sull’incredulità dei loro figli.
Prima di concludere questa lettera vorrei ancora rispondere ad un’osservazione che mi venne fatta. Mi dissero che le circostanze variano secondo i paesi, e che nella mia prima lettera ho parlato soltanto di musica e di romanzi mentre avrei dovuto anche segnalare altre attrattive mondane tipiche di certe regioni. Io credo che non si finirebbe più di citare esempi e di indicare pericoli! Ogni vero cristiano saprà facilmente discernere lo spirito che agisce nel mondo ed eviterà qualunque cosa che tentasse di frapporsi fra lui e il Padre.
Il commesso di una banca chiese un giorno ad un vecchio servitore del Signore se vi fosse pericolo di mondanizzarsi nel maneggiare denaro per molte ore al giorno! «Non c’è nessuna differenza tra il maneggiar denaro o una qualsiasi altra cosa — gli fu risposto — purché il mio cuore non c’entri!». Credo che questo esempio possa valere per tutte le circostanze in cui i santi possono venire a trovarsi. Purché i nostri cuori non siano attaccati né ai nostri impieghi, né al nostro denaro, né ai nostri beni, ognuno di noi può avvalersi di quello che Dio gli offre ed amministrarlo con la coscienza che tutto appartiene a Lui.
Avrei piacere che ognuno investigasse il suo proprio cuore per vedere qual’è l’elemento mondano che vi sta nascosto e, non appena lo ha trovato, lo gettasse lontano come un idolo che lo contamina.

Lo Sposo viene...
Pace del Signore.




mercoledì 23 novembre 2016

La Bibbia e la confessione dei peccati



La Bibbia e la confessione dei peccati


Dio non vuole che le sue creature siano lasciate nell'incertezza per quanto riguarda il loro buon stato spirituale. Ha definito in termini chiari e semplici, la condizione morale nella quale ogni uomo si trova per natura: figlio d'ira, morto nelle proprie colpe e nei propri peccati.

Il suo linguaggio è altrettanto chiaro e semplice, quando, nella Sua grazia, ci mette davanti la via della salvezza: "Questa è la parola della fede che noi annunziamo; perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato" (Romani 10:8-9). Una salvezza immediata e completa: "Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita" (Giovanni 5:24). Il credente è tolto definitivamente dalla sfera in cui la morte regna e dove il giudizio di Dio si abbatterà.
Ma la conoscenza della salvezza non è tutto. Dio vuole avere un popolo che abbia comunione con Lui. Perché un uomo, un figlio di Adamo, che per natura è un essere perduto, possa avere comunione con Dio, sono necessarie due cose:
1. che il fondamento, l'unico sul quale questa comunione si può basare, sia già stato preparato
2. che sia comunicata la capacità di goderne.
Ora, grazie al sacrificio di Cristo il fondamento è stato preparato, e la nuova nascita ci dà questa capacità. Il fondamento, una volta preparato, è immutabile; e nessuno potrà privarci della nuova natura che ci è stata conferita. Però c'è un fatto: nessun riscattato potrebbe continuare a godere della comunione con Dio se sono intervenuti dei motivi per i quali è stata interrotta.
Stabiliti in grazia come figli, la nostra relazione rimane inalterabile; ma il godimento di questa relazione è un'altra cosa. Un insegnamento difettoso riguardo all'opera di Cristo alla relazione con Dio, nella quale quell'opera perfetta mette tutti coloro che credono in Lui, può essere un serio ostacolo a questo godimento. Inoltre, un peccato non confessato può interrompere la nostra comunione con Lui.
Non possiamo dimenticare che Colui al quale siamo uniti è un Dio che è Santo e che è Luce. Se Dio avesse comunione col male e mantenesse in comunione con sé chi lo pratica, agirebbe contro la propria natura. "Dio è Luce, e in Lui non ci sono tenebre" (1 Giovanni 1:5). Eppure l'apostolo scriveva: "La nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo" (1 Giovanni 1:3). Per il Signore, la comunione col Padre non era una possibilità, ma una realtà; Egli viveva in questa comunione, e desiderava che tutti i credenti la realizzassero. "Quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi... Queste cose vi scriviamo perché la vostra gioia sia completa" (1 Giovanni 1:3,4).
Ma l'apostolo Giovanni mette in evidenza anche le condizioni che, secondo il desiderio di Dio, devono essere soddisfatte dai credenti. Il v. 5 descrive in grandi linee la natura di Dio, ciò che Egli è; e la condotta del riscattato dev'essere in accordo con la Sua natura. A questo riguardo non possiamo avere alcuna pretesa; Dio vede e giudica tutto: "Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, com'egli è nella luce, abbiamo comunione l'un con l'altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato".
Ora sorge un altro interrogativo: se abbiamo peccato, che cosa dobbiamo fare? Come possiamo essere riabilitati nella sua comunione? La sua Parola ci dice che è la grazia che interviene! Notiamo che Dio non può tollerare il peccato, tuttavia ha previsto che i suoi potrebbero commetterlo: "Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; e se qualcuno ha peccato..." (1 Giovanni 2:1). Questo lo dice a tutti quelli che hanno ottenuto il perdono dei loro peccati. Essi possiedono una natura che non può peccare, perché sono nati da Dio; lo stesso Spirito Santo che era nel Signore, uomo sulla terra, abita anche in loro, di modo che non dovrebbe esserci scusa per il peccato. Eppure, purtroppo, noi pecchiamo ancora! Allora, con un linguaggio semplice e chiaro, come quello che definisce la condizione in cui siamo per natura e la via della salvezza per grazia, la Parola ci presenta la risorsa che Dio ci offre per un peccato eventualmente commesso e le direttive da seguire. La risorsa c'è, ed è la funzione di avvocato esercitata dal suo Figlio, Gesù Cristo il giusto, propiziazione per i nostri peccati. L’unica cosa che noi credenti dobbiamo fare è confessare i nostri peccati (1Giovanni 2:1,2; 1:9). E' il sangue di Cristo che procura il perdono completo dei peccati. Ed è mediante la funzione di avvocato esercitata dal "Giusto" che il credente che ha peccato può essere restaurato nei privilegi della comunione con Dio, se confessa e riconosce la propria colpa, affinché la santità di Dio sia mantenuta.
Come sono semplici le vie di Dio, eppure come sono travisate le sue direttive riguardo alla confessione! Che confusione regna ancora nella cristianità su questo argomento! Gli uomini, con la loro incomprensione e il cattivo uso che fanno delle semplici direttive di Dio, hanno offuscato la verità fino al punto che la via della salvezza mediante la fede in Cristo è dimenticata, così come il valore assoluto ed eterno della sua opera di grazia.
Una cosa è chiara: la confessione è un'istituzione di Dio. I figli d'Israele (Levitico 5:5 e Numeri 5:7) erano tenuti a praticarla. Gli uomini pii d'Israele furono battezzati da Giovanni mentre confessavano i loro peccati.
Anche adesso chi crede al Signore Gesù deve confessare i suoi peccati. Ma è bene chiarire alcuni punti importanti.
1. Che scopo ha la confessione?
2. Cosa dobbiamo confessare?
3. A chi dobbiamo confessarci?
La risposta, fornita dalla Parola di Dio, regolerà la questione e aiuterà le anime, in questi tempi in cui gli errori di dottrina abbondano e gli insegnamenti sono sovente confusi.

1. Che scopo ha la confessione?

La confessione che un credente deve fare non è certo in vista di riottenere la salvezza che già possiede. Possiamo notare che Giovanni si mette nel numero di quelli che possono averne bisogno: "Se noi confessiamo", scriveva. Egli sapeva di possedere la vita eterna, e diceva questo per rendere sicuri altri che la possedevano (1 Giov. 5:13), i cui peccati erano perdonati mediante il Suo nome (1 Giov. 2:12). Qui egli parla non per un peccatore non ancora convertito, ma per un credente che sia caduto in qualche peccato; è per il ripristino della comunione con Dio, non per la salvezza. Il re Davide conobbe qualcosa di questa differenza quando, nel Salmo 32, dopo aver descritto il risultato della sua confessione al Signore, aggiunge: "Perciò ogni uomo pio t'invochi mentre puoi essere trovato" (v. 6). La sua esperienza è incoraggiante.

     2. Cosa dobbiamo confessare?

I nostri peccati. Davanti a Dio noi credenti siamo delle nuove creature, ma non potremo mai essere sbarazzati della nostra vecchia natura prima della morte o prima di essere trasformati quando il Signore ritornerà. "Il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo più al peccato" (Romani 6:6). Dobbiamo confessare quando abbiamo ceduto a questa vecchia natura e disonorato il Signore.
"Se confessiamo i nostri peccati". Una cosa è parlare di noi stessi come di creature peccatrici, che è la condizione di tutti gli esseri umani; altra cosa è confessare i propri atti di peccato, dopo che già abbiamo riconosciuto l'efficacia del sangue di Cristo. Quando ho ricevuto una nuova natura, sono diventato un tempio dello Spirito Santo. Se confesso di essere un peccatore, non parlo di ciò che sono davanti a Dio (in quanto perdonato e lavato dal sangue di Cristo) ma dei peccati che, purtroppo, commetto ancora. Se confesso i miei peccati, alludo a ciò che avrei dovuto evitare, da cui avrei dovuto astenermi. Ho ceduto a ciò a cui non avevo il diritto di cedere; mi son permesso di fare ciò che non dovevo fare.

     3. A chi dobbiamo confessare?

Benché questo non sia espressamente indicato, è chiaro che dobbiamo farlo al Padre, perché è Lui che abbiamo offeso. La nostra comunione con Lui è interrotta, ed è a Lui che dobbiamo fare la nostra confessione, affinché, in piena giustizia, Egli possa ristabilire la nostra comunione; ma questo può avvenire solo quando abbiamo giudicato la nostra azione come Lui la giudica.
Poiché siamo già stati salvati, non abbiamo più bisogno di espiazione, né d'essere nuovamente "lavati" nel sangue di Cristo; la nostra posizione in Lui è perfetta. In quanto credenti, nati di nuovo, siamo suoi figli e continuiamo ad esserlo; questa relazione è inalterata e inalterabile. Non abbiamo bisogno di un ministerio "terreno" fra noi e Dio; questo implicherebbe che la nostra posizione sia imperfetta e che un intermediario avrebbe una posizione più vicina a Dio, che noi non possiamo avere!
Un'intermediazione umana era necessaria per Israele. Il popolo non poteva seguire il sacerdote dove andava, né prendere parte al servizio dell'altare, né entrare nel santuario; invece, la nostra relazione con Dio è stretta quanto più si possa immaginare. Figli del Padre: questa è la posizione sicura di chiunque crede al Signore Gesù.
Se dimentichiamo questo e ci affidiamo a un intermediario, per il Signore è un disonore e per l'anima una grave perdita. La confessione a un ministro ufficiale, a un prete o a qualcun altro, è realmente una rinuncia al diritto di accesso, per il credente che purtroppo ha peccato, alla presenza del Padre; significa negare la sufficienza dell'intervento del nostro grande Avvocato, e affermare praticamente che l'uomo può sostituirsi ad un anello che mancherebbe fra l'anima a Dio. E' un ritorno alla posizione d'Israele prima della morte del Signore, è il terreno giudaico e non cristiano. Purtroppo nella cristianità la confessione è praticata in modo non conforme agli insegnamenti della Parola.
Bisogna anche dire che se abbiamo peccato contro al nostro prossimo, dobbiamo prima confessare a lui la nostra mancanza nei suoi confronti, e poi chiedere a Dio di essere restaurati nella Sua comunione. Questo principio è espresso in Matteo 5:23-24 e Luca 17:4. Confessando i peccati gli uni agli altri, secondo Giacomo 5:16, affinché si preghi gli uni per gli altri, al fine di essere restaurati. E' desti: "l'uno all'altro". Con molta cura, la Parola di Dio ci mette in guardia contro l'introduzione di un ministro ufficialmente incaricato di ricevere la confessione degli altri!
Una volta fatta la confessione, segue il perdono. "Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati" (1 Giov. 1:9). Abbiamo forse bisogno che qualcuno ce lo confermi, visto che Dio ce l'ha promesso con tanta grazia nella sua Parola? La parola d'un uomo renderebbe la Parola di Dio più sicura? Darebbe maggior fiducia ai figli di Dio? Dio è fedele e non può rinnegare se stesso. E' giusto e non può agire ingiustamente. Per quello che Egli è, abbiamo una fiducia tale che non può essere aumentata da nessuna parola umana. Possiamo contare sicuramente sulla sua Parola: se confessiamo i nostri peccati, Egli ci perdona.
Ma Dio non si limita a questo. Non soltanto perdona, ma, siccome Lui è santo, purifica i suoi da ogni iniquità, affinché la gioia della comunione sia ristabilita e noi siamo di nuovo davanti a Lui dei figli liberi e gioiosi. 
Alleluia!




domenica 20 novembre 2016

Il peccato a morte



Il peccato a morte


Nella mia vita da Cristiano ho notato che non esiste un sermone, una predicazione ne tanto meno uno studio sul tema: "Il peccato a morte" molti leggono questo verso nella Scrittura ma mai nessuno si é messo li a chiedere: "Signore cosa risponderó a questa argomentazione? Tutti scappano tutti quanti hanno pochissimo insegnamento o quasi niente su questo tema, il mondo della chiesa é completamente allo scuro per dare un chiarimento a questo ragionamento Bibblico. 
Si è frainteso da molti ed evitato da altri perché non possono conciliare questo tema importante, con le loro dottrine, ed è quindi lasciato, semplicemente lasciato solo scritto sul foglio della Bibbia, dalla maggior parte delle chiese.
Com'è vero che gli uomini muoiono naturalmente a causa della maledizione del peccato, vi è un peccato a morte. Questo è un peccato che i cristiani commettono. Senza dubbio, è la causa della morte fisica prematura ´delle vite di molti credenti.
Questa è una verità che non può essere conciliata con l'insegnamento che si può cadere e perdersi dopo aver sperimentato la grazia salvifica. Tuttavia la veritá sará lavorare effettivamente per il bene del credente e stabilire la fede.
Il lavoro di Cristo a pagare per il peccato dell'uomo sulla croce non é finito, anzi si ingrandisce. Aiuta peró, a stabilire il fatto che noi siamo eternamente al sicuro a causa del sangue versato.
È impossibile credere che un salvato possa essere portato a peccare intenzionale, perché non possiamo perdere la nostra salvezza, questa verità ha un effetto santificante sul credente. Essa aiuta effettivamente il credente a rendersi conto che questo fa di certo la differenza, per esempio nel modo in cui vive. E anche se la croce si trova sempre tra il cristiano e il giudizio eterno, il credente vede che Dio castiga e flagella perché lo ama.
Questa verità ingrandisce la grazia di Dio e aiuta l'uomo a umiliarsi di nuovo e dare a Dio tutta la gloria. 
La nostra propensione ad avere fiducia nelle nostre braccia di carne o di pensare che noi meritiamo il favore di Dio a causa delle buone opere o la nostra giustizia, scompare.
Qual è il peccato a morte? E 'un peccato specifico? Chi lo commette e quanto spesso si é commesso?
Potenzialmente, ogni cristiano ha potuto commettere il peccato a morte.
E temo che ci si impegna più frequentemente di quanto ci rendiamo conto.
Anche se dobbiamo stare attenti affinché non ci viene trasmessa l'idea che le morti premature o intempestive fra i cristiani sono il frutto del peccato a morte.
Certe volte, non ci rendiamo conto o non osiamo riconoscere, che molti cristiani attraversano il "Giordano" molto precocemente, perché questo è l'unico modo in cui Dio li può salvare.
Il proprio sistema di peccato, è trasgressione della legge e quindi non costituisce il peccato a morte. Se questo non fosse cosí, allora tutti i cristiani, sarebbe colpevoli di peccato a morte.
Secondo il nostro testo, vi è un peccato che non é a morte e uno ch'é il peccato a morte.
L'idea o la pretesa di alcuni cristiani che dicono di non fare peccato, è semplicemente ridicola.
Secondo la parola di Dio, coloro che fanno tali affermazioni sono ingannati e non hanno la verità in loro. I Giovanni 1: 8 dice: "Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi."
Avete notato che l'apostolo Giovanni si è incluso in questa dichiarazione scritturale?
L'Apostolo Giovanni ci si é incluso insieme a tutti gli altri credenti.
Ad un certo punto, tutti i credenti sono colpevoli di peccato o trasgressione della legge perfetta di Dio.
E, a causa della universalità del peccato, la morte è una condizione che colpisce l'intera creazione. 
1Romani 5:12, e 2Romani 8: 22-23, dicono cosí: (1)" PERCIÒ, siccome per un uomo il peccato è entrato nel mondo, e per il peccato la morte; ed in questo modo la morte è trapassata in tutti gli uomini, perchè tutti hanno peccato; "
(2) "è noi sappiamo che fino ad ora tutto il mondo creato geme insieme, e travaglia. E non solo esso, ma ancora noi stessi, che abbiamo le primizie dello Spirito; noi stessi, dico, gemiamo, in noi medesimi, aspettando l'adottazione, la redenzion del nostro corpo." Fatta eccezione per i cristiani che devono essere vivi alla venuta di Cristo,nel senso di come viene descritto il rapimento in 1 Tessalonicesi 4:15-17: "15Perciocchè noi vi diciamo questo per parola del Signore: che noi viventi, che sarem rimasti fino alla venuta del Signore, non andremo innanzi a coloro che dormono. 16Perciocchè il Signore stesso, con acclamazion di conforto, con voce di arcangelo, e con tromba di Dio, discenderà dal cielo; e quelli che son morti in Cristo risusciteranno primieramente. 17Poi noi viventi, che saremo rimasti, saremo insieme con loro rapiti nelle nuvole, a scontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre col Signore."(°)
Ogni essere umano deve sperimentare la morte in qualche modo. Alcuni muoiono nella loro infanzia, alcuni nel fiore degli anni, e alcuni vivono fino ad essere vecchi.
Prima o poi tutti gli uomini muoiono......
Senza dubbio ci sono molti fattori che determinano la nostra vita. Quelli che vivono pericolosamente, moriranno presto!  Altri invece, dato il loro stile di vita o l'ambiente in cui vivono, possono essere favorevoli ad una lunga vita, e altri ad una vita breve.
Rispetto all'eternità, la vita dell'umanitá è comunque molto breve.
Giacomo 4:14 dice che la nostra vita è un vapore che appare per un breve periodo di tempo, e poi svanisce.
Tutte le leggi ordinate da Dio - spirituali e naturali - sono state ordinate per il nostro bene, quindi esiggono il massimo rispetto. Rom. 2: 9-10. Pro. 4: 20-22.
Tali principi influenzano la qualità e la durata della vita umana.
Tuttavia il peccato a morte è il risultato di una flagrante violazione della verità, la verità che la persona ha avuto il privilegio di entrarne in possesso, e tante volte molte cose vengono fatte in ignoranza, talché;
Atti 17: 22-30 "22 E Paolo, stando in piè in mezzo dell'Areopago, disse: Uomini Ateniesi, io vi veggo quasi troppo religiosi in ogni cosa. 23 Perciocchè, passando, e considerando le vostre deità, ho trovato eziandio un altare, sopra il quale era scritto: ALL'IDDIO SCONOSCIUTO. Quello adunque il qual voi servite, senza conoscerlo, io ve l'annunzio. 24 L'Iddio che ha fatto il mondo, e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in tempii fatti d'opera di mani. 25 E non è servito per mani d'uomini, come avendo bisogno d'alcuna cosa; egli che dà a tutti e la vita, e il fiato, ed ogni cosa. 26 Ed ha fatto d'un medesimo sangue tutta la generazion degli uomini, per abitar sopra tutta la faccia della terra, avendo determinati i tempi prefissi, ed i confini della loro abitazione; 27 acciocchè cerchino il Signore, se pur talora potessero, come a tastone, trovarlo: benchè egli non sia lungi da ciascun di noi. 28 Poichè in lui viviamo, e ci moviamo, e siamo; siccome ancora alcuni de' vostri poeti hanno detto: Perciocchè noi siamo eziandio sua progenie. 29 Essendo noi adunque progenie di Dio, non dobbiamo stimar che la Deità sia simigliante ad oro, o ad argento, od a pietra; a scoltura d'arte, e d'invenzione umana. 30 Avendo Iddio adunque dissimulati i tempi dell'ignoranza, al presente dinunzia per tutto a tutti gli uomini che si ravveggano.


Romani 2:12. "Imperocchè tutti coloro che avranno peccato, senza la legge, periranno senza la legge; e tutti coloro che avranno peccato, avendo la legge, saranno giudicati per la legge."

Un'altra cosa che dobbiamo capire circa il peccato a morte è che non è semplicemente il rifiuto della verità astratta. 
La maggior parte del mondo è colpevole di questo tipo di peccato. 
È la violazione della verità incarnata da parte dei credenti che costituisce il peccato a morte. 
É la mancanza di rispetto per l'incarnazione della verità nella chiesa, Cristo venuto nella carne.
Moltissimi cristiani disprezzano e disonorano la chiesa e il popolo di Dio. 
I servi del Signore sono spesso il punto focale di questa mancanza di rispetto. Dio non è il Dio della storia, Dio del cielo o Dio del futuro profetico, Egli é l'Iddio da supplicare acciocché vengano istruiti attraverso l'unzione.
Questo è il motivo per cui Satana aggisce così diligentemente, a screditare e far credere che l'incarnazione umana della verità (Cristo)non sia vera. 
È quando gli uomini si confrontano con la verità che diventano responsabili. 
La visione completa é tracciata nei 3 sinottici,
1°di Matteo 12:31-32, che dice: "31 Perciò, io vi dico: Ogni peccato e bestemmia sarà rimessa agli uomini; ma la bestemmia contro allo Spirito non sarà loro rimessa. 32 Ed a chiunque avrà detta alcuna parola contro al Figliuol dell'uomo, sarà perdonato; ma a niuno che l'abbia detta contro allo Spirito Santo, sarà perdonato, nè in questo secolo, nè nel futuro."
2° Marco 3:28-31 che dice: ..."Io vi dico in verità, che a' figliuoli degli uomini sarà rimesso qualunque peccato, e qualunque bestemmia avranno detta. 4800302929 Ma chiunque avrà bestemmiato contro allo Spirito Santo, giammai in eterno non ne avrà remissione; anzi sarà sottoposto ad eterno giudicio. 4800303030 Or egli diceva questo, perciocchè dicevano: Egli ha lo spirito immondo.
4800303131 I suoi fratelli adunque, e sua madre, vennero; e, fermatisi di fuori, mandarono a chiamarlo.

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Il 3° In Luca 12:10 dove dice:..."Ed a chiunque avrà detta alcuna parola contro al Figliuol dell'uomo sarà perdonato; ma, a chi avrà bestemmiato contro allo Spirito Santo non sarà perdonato."



Il nostro Signore non li accusa di aver già effettivamente commesso questo terribile peccato; ma li avverte del pericolo in cui sono, giacché, persistendo in quella via, lo Spirito avrebbe cessato di lottare con essi, i loro cuori si sarebbero indurati, a segno di non poter mai più credere. Ora chi non crede in Gesù, qual giustificatore dei peccatori, non può essere perdonato. Bestemmia significa diffamazione, maldicenza, il parlare a danno di una persona, e così ingiuriarla. Nel Nuovo Testamento, questo vocabolo si applica a contumelia diretta contro Dio, del pari che contro l'uomo, ed in questo senso è una forma di peccato assai grave. Importa però notare:
1. Che non c'è peccato singolo, isolato, misterioso, il quale ponga un uomo fuori affatto dal dominio della misericordia e del perdono. Le Scritture, e Dio ne sia lodato, ci dànno in proposito una certezza assoluta. «E poi venite e discutiamo insieme, dice l'Eterno. Quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; quando fosser rossi come la porpora, diventeranno come la lana» Isaia 1:18. «Il sangue di Gesù Cristo, suo Figliuolo, ci purifica da ogni peccato» 1Giovanni 1:7. Qui non si eccettua nessun peccato. Vedi pure Romani 3:22,24. Codeste dichiarazioni vengono ampiamente confermate dall'autorità del nostro Signore: «Io, Figlio di Dio, ed anche Figlio dell'uomo, dichiaro a voi, nemici maligni e mendaci accusatori miei, che «ogni peccato e bestemmia sarà rimessa agli uomini». Perfino Simon Mago che vuol comprare il potere di comunicare lo Spirito Santo, è invitato a pentirsi e a pregare «affinché, se è possibile, gli sia perdonato il pensiero del suo cuore!» Atti 8:22.
2. Notiamo che in Marco 16:16, il Signore medesimo indica l'unico principio essenziale, invariabile, della salvazione o dannazione di ogni anima: «Chi avrà creduto e sarà stato battezzato, sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato». Niuna eccezione, nessun caso particolare sfugge a questo gran principio dell'Evangelo. Qualunque sia l'indole e la gravità del tuo peccato, tu, credendo, ne avrai libero e pieno, perdono, sol che tu lo cerchi mediante la giustizia di Cristo. Dall'altro lato, però, è cosa chiara che lo Spirito Santo è il solo agente che possa mettere nel cuore del peccatore la fede salvatrice. Pertanto, chi respinge sistematicamente e scientemente i preziosi appelli dello Spirito Santo, chi resiste alla sua influenza e persiste nella miscredenza, pone se stesso deliberatamente fuor d'ogni speranza di perdono.
3. Chi pensi ai Farisei ed ai rettori della nazione ebraica, ai quali primieramente il nostro Signore diresse quelle parole, vedrà che il contrasto fra «una parola detta contro il Figliuol dell'uomo», e «la bestemmia contro lo Spirito», può riferirsi al disprezzo gettato da coloro sulla persona di Gesù, quando la sua vera condizione era ancora velata e la sua opera incompiuta, ed alla loro persistente bestemmia quando conobbero pienamente lo splendore di gloria che lo Spirito Santo diffuse sulla persona e sull'opera di lui. La prima bestemmia fu perdonata a Saulo di Tarso perché operava «ignorantemente, non avendo la fede» 1Timoteo 1:13, la seconda non può essere perdonata, perché altro non è in sostanza che un nutrire contro la luce un odio crescente, in proporzione dello sfolgorare di essa, un fuggirla deliberatamente il che equivale al chiudersi la via alla salvazione.
Da tutto ciò che abbiam detto rivelasi che questo terribile peccato consiste nel resistere scientemente, deliberatamente e con pienezza di volontà allo Spirito, il quale ei rivela Cristo, col mezzo degli inviti che egli rivolge al cuor nostro, finché non cessi di lottare col peccatore. Questi viene allora abbandonato alla impenitenza finale. Siccome il credente è «suggellato, con lo Spirito Santo della promessa il quale è l'arra della nostra eredità» Efesini 1:13-14, così allorquando lo Spirito da lui si ritira, il peccatore impenitente è suggellato per la perdizione, sebbene ei si trovi in piena sanità e goda del mondo. Dove l'Evangelo è stato per lungo tempo fedelmente predicato è da temere che i casi, nei quali gli uomini incorrono in questo peccato, non sieno mai tanto rari quanto si potrebbe immaginare.
Gesù disse: "Se io non fossi venuto, e non avessi lor parlato, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa alcuna del lor peccato.." Giovanni 15:22.
Potrei aggiungere che il peccato imperdonabile è anche in persone che sono in contatto personale con coloro in cui abita lo Spirito di verità.
Lo spirito del credente che impegna il peccato imperdonabile, raggiunge un punto di mancanza di rispetto intollerante contro lo Spirito Santo. Questo, ha continuato e ragiunto un punto di ribellione e durezza di cuore in cui la persona disprezza e bestemmia lo Spirito Santo.
Grazie a Dio la nostra salvezza non dipende dal rispettare la Legge di Mosé Se lo fosse non saremmo salvati per grazia mediante la fede. l'incapacità dell'uomo di osservare la legge rende necessario che egli sia salvato per grazia.

Un esempio scritturale del peccato a morte dove é stato somministrato, lo troviamo in I Cor. 11: 29-32. Il problema qui era la mancata osservanza della cena del Signore in modo reverenziale. In realtà era stato osservato da molti con totale disprezzo e mancanza di rispetto per l'occasione. L'ubriachezza, la gola, conflitti e divisioni erano dilaganti.
A causa di questa mancanza di discernimento del corpo del Signore in modo reverenziale, Paolo disse: "Per questo motivo molti sono infermi e malati in mezzo a voi, e molti giaciono nel sonnoPerciocchè, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati. Ora, essendo giudicati, siamo dal Signore corretti, acciocchè non siamo condannati col mondo."I Cor. 11: 30-32.

Sono sicuro che il giudizio nella Chiesa primitiva era rapido e sicuro contro il trasgressore colto in flagrante. Un esempio di questo si trova in Atti 5: 1-11. Non ci sono stati lunghi dibattiti o ritardi quando Anania e Saffira cospirarono insieme per quanto riguarda la vendita della loro proprietà, mentendo allo Spirito Santo. Per ultimo abbiamo la visione minacciosa di alcuni che dichiarano di avere podestá nel cacciare gli spiriti, guarire gli ammalati e via discorrendo, e che quindi vedendo che escono fuori la Scrittura, non potresti contraddirli perché si incappasse alla bestemmia contro lo S. Santo. Bugia, solo bugia per nascondere la malafede, vediamolo con la Parola di Dio, leggiamo in un primo momento, Matteo 7:15-23, esaminiamo attentamente questi versi usciti dalla bocca del Messia: "15 Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. 16 Voi li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie uva dalle spine o fichi dai rovi? 17 Così, ogni albero buono produce frutti buoni; ma l'albero cattivo produce frutti cattivi. 18 Un albero buono non può dare frutti cattivi, né un albero cattivo dare frutti buoni. 19 Ogni albero che non dà buon frutto è tagliato, e gettato nel fuoco. 20 Voi dunque li riconoscerete dai loro frutti. 21 Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22 Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato nel tuo nome, e nel tuo nome scacciato demoni e fatte nel tuo nome molte opere potenti?". 23 E allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità".
  1. "15 Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci." Guardarci dai falsi profeti, significa che c'é gente che profetizza, credono di avere lo Spirito Santo, ma sono falsi profeti, perché esternamente sembrano pecore ma dentro sono dei lupi.
  2. 16 "Voi li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie uva dalle spine o fichi dai rovi?" Noi dobbiamo riconoscere questi falsi profeti, dai loro frutti, perché naturalmente non possiamo raccogliere uva dalle spine, ne fichi dai rovi!
  3. 17a "Così, ogni albero buono produce frutti buoni; " Nella nostra vita da Cristiani, ringraziato sia il Signore, abbiamo un modello di Cristiano da fare invidia a tante epoche della chiesa, Il Signore operava con potenti operazioni, i sordi, i ciechi gli zoppo gli ammalati terminali, i morti e tantissimi altri buoni frutti. Questo era un albero che portava frutti buoni, e tutti coloro che si misero contro di lui (ripieno dello Spirito Santo), hanno avuto dei seri problemi.
  4. 17b "ma l'albero cattivo produce frutti cattivi. " Ecco qui abbiamo un albero cattivo che produce anche i frutti cattivi, Gesú non parla di una pianta di pomodoro, che nel giro di alcuni mesi possiamo gustare il frutto e scoprire se é buono per la salsa o meno; il Signore ci parla di un albero, qualcosa per cui devono passare alcune primavere prima di scoprire se questi é un albero di frutti buoni o meno.
  5. 18-23 "....." É inutile girare la frittata, i versi sono chiari, arrampicarsi sugli specchi é solo perdita di tempo, solo l'albero buono puó portare frutti buoni, l'albero cattivo sará sradicato e gettato nel fuoco, da tutto questo possiamo solo pregare e non avere assolutamente paura delle minacce della bestemmia contro lo Spirito Santo, qualcuno che non parla della dottrina insegnata ai Santi ma predica dichiaratamente i pensieri di Arwin le leggi dello zodiaco, la Bibbia scritta sulle piramidi da Enoc ed estraendo eresie, (vedi il seme del serpente), da fantomatici libri scritti da Enoc, e dalle profezie di Ellen White.
Non é bestemmia ma si mettono in guardia persone ignare, che cercano il Signore e trovano dei lupi travestiti di pecore e ragionamenti completamente fuori la salvezza e non contenuti nella Bibbia.


Iddio ci benedica!